Il genocidio nel diritto internazionale

Il giudice della Corte Penale Internazionale Rosario Aitala ha incontrato gli allievi del Dottorato di ricerca internazionale in Giurisprudenza affrontando le implicazioni giuridiche e morali del reato codificato dall’Onu nel 1948

24 Ottobre 2025
Mariano Campo

«La premessa di tutti i crimini internazionali, in particolare del genocidio, è un processo di disumanizzazione delle persone, una profonda forma di razzismo. Cioè, l'idea che alcune persone non possiedano la stessa dignità dei loro carnefici. In questi casi, chi uccide un bambino, una persona inerme, è stato convinto del fatto di essere diverso e superiore alla sua vittima. Che quindi quello sia un essere subumano, dotato di un valore inferiore sulla base delle sue caratteristiche fisiche, della lingua, della provenienza etnica: di un ‘altro’ che può essere privato della vita, torturato, discriminato, allontanato, rinchiuso... Il tema culturale che dobbiamo guardare per prevenire i genocidi è perciò quello di combattere il razzismo».

È una delle tante risposte offerte alla riflessione corale da parte del giudice Rosario Aitala, alto magistrato della Corte Penale Internazionale dell’Aja, che giovedì 23 ottobre ha dialogato con gli allievi del corso di Dottorato di ricerca internazionale in Giurisprudenza dell’Università di Catania, nell’auditorium della Purità.

Accolto e introdotto dal direttore del dipartimento di Villa Cerami Salvatore Zappalà, ordinario di Diritto internazionale, e dalla coordinatrice del Dottorato Anna Maria Maugeri (Diritto penale), il giudice Aitala, dall'11 marzo 2018 chiamato a far parte della Corte penale internazionale dopo la laurea all’Università di Catania e diversi incarichi delicati in Polizia e Magistratura, ha declinato diversi aspetti legati all’argomento del colloquio su Il genocidio nel diritto internazionale. Storia del neologismo e applicazioni giurisprudenziali...

Leggi l'articolo completo con la registrazione - CT-Magazine